Durante l’ultima edizione di Euroluce – Salone del Mobile.Milano, il lighting designer olandese Rogier van der Heide, considerato tra i grandi maestri internazionali della luce, ha riportato l’attenzione su un tema che spesso rischia di passare in secondo piano: l’importanza della luce naturale.
Secondo van der Heide, la vera comprensione della luce passa dall’esperienza diretta: osservare come il sole e il cielo interagiscono con il vetro, le superfici e i materiali. Non si tratta solo di calcolo illuminotecnico, ma di vivere la luce come parte integrante dell’architettura.
Nel suo intervento, van der Heide ha sottolineato che la luce non deve essere pensata come un’aggiunta all’architettura, ma come un elemento che crea lo spazio e ne modella la percezione.
Ombre, riflessi e trasparenze diventano così strumenti progettuali capaci di generare esperienze emozionali e di incidere sul benessere psicofisico delle persone.
In oltre trent’anni di carriera – con progetti per clienti come Apple, BBC, Louis Vuitton e Stedelijk Museum – il designer ha dimostrato come la luce possa ridefinire l’identità di un luogo e trasformare il modo in cui lo viviamo.
Uno dei messaggi piĂą forti emersi dalla sua testimonianza riguarda il futuro del lighting design:
“La fonte di luce più potente e sostenibile è il sole, e siamo solo all’inizio di comprenderne appieno il potenziale nel design.”
https://youtube.com/clip/UgkxyqunnXj3zgpo7pekrTBIKwe_nriTb4px?si=TzvN_w9cz1pfyMhP
Un invito a ripensare la progettazione architettonica fin dalle sue basi, integrando la luce naturale nei materiali, nelle facciate, nelle logiche spaziali.
Non piĂą solo lampade e sistemi di controllo, ma edifici capaci di dialogare con il sole e il cielo, diventando essi stessi dispositivi luminosi.
Accanto ai progetti, Rogier van der Heide ha sempre dedicato grande attenzione alla formazione delle nuove generazioni di lighting designer.
Le sue masterclass – come quella organizzata a Napoli – puntano a colmare il divario tra visione artistica e conoscenza scientifica, per trasmettere la capacità di creare esperienze di luce autentiche e non ridotte a mere soluzioni tecniche.
Il messaggio di van der Heide risuona con forza anche nel nostro lavoro: comprendere e valorizzare la luce naturale significa progettare spazi piĂą sostenibili, piĂą umani e piĂą emozionanti.
In un’epoca in cui la tecnologia consente a chiunque di produrre schemi illuminotecnici “corretti”, la vera differenza la fa l’esperienza profonda della luce.
Un esempio significativo di questo approccio è il progetto di illuminazione del Misk Art Institute di Riyad progetto dell'architetto Olandese Anne Holtrop.
Qui Rogier van der Heide ha studiato a fondo il comportamento della luce naturale attraverso il vetro delle facciate, trasformandolo non solo in elemento architettonico ma in superficie viva, capace di riflettere, diffondere e modulare la luce durante l’arco della giornata.
Il risultato è uno spazio in cui il rapporto tra interno ed esterno diventa fluido, e dove la luce naturale non si limita a illuminare, ma plasma l’esperienza museale e contribuisce all’identità stessa dell’edificio.
Un esempio concreto di come la progettazione della luce possa andare oltre la tecnica per diventare cultura ed emozione.
https://www.rogiervanderheide.com/misk/#2
📺 Guarda il video completo dell’intervento qui: [https://www.youtube.com/watch?v=C5O4c8AvZLs]
Anne Holtrop (nato nel 1977 nei Paesi Bassi) è un architetto olandese noto per il suo approccio sperimentale e poetico alla materia.
Dopo gli studi alla Academy of Architecture di Amsterdam, ha fondato nel 2009 lo studio Studio Anne Holtrop, con sedi a Amsterdam e in Bahrain.
Il suo lavoro si muove tra architettura, arte e ricerca sui materiali.
I suoi progetti non partono da una forma predefinita, ma nascono spesso da processi di sperimentazione diretta: colate di gesso, impronte nella sabbia, piegature del metallo.
Da questi gesti primari emergono strutture architettoniche che conservano le tracce della materia e del tempo.
Anne Holtrop è professore all’ETH di Zurigo, dove porta avanti la sua ricerca sull’architettura come processo aperto, imperfetto e sensibile al contesto.
Il suo lavoro è stato esposto alla Biennale di Architettura di Venezia e in diversi musei internazionali, e oggi
Rogier van der Heide (Paesi Bassi, 1968) è uno dei più influenti lighting designer internazionali.
Conosciuto per il suo approccio olistico e sperimentale, ha trasformato la luce da semplice elemento tecnico a mezzo creativo e culturale capace di generare emozioni e ridefinire gli spazi.
Ha lavorato a progetti iconici per clienti come Apple, BBC, Louis Vuitton, Stedelijk Museum, fino al Misk Art Institute di Riyad, dove ha studiato la luce naturale attraverso il vetro delle facciate.
Il suo lavoro spazia dall’architettura agli interni, dai musei al design aerospaziale, con interventi che fondono innovazione tecnologica e sensibilità artistica.
Per van der Heide, la luce non è un’aggiunta all’architettura, ma qualcosa che crea lo spazio.
Pone al centro la luce naturale, fonte piĂą potente e sostenibile, integrandola nei materiali e nelle logiche progettuali fin dalle prime fasi di design.
Accanto alla carriera professionale, van der Heide ha un forte impegno nell’educazione: attraverso masterclass e conferenze internazionali trasmette la sua visione a nuove generazioni di designer e architetti.
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