Press Release Novembre 21, 2025

Luce come conoscenza percettiva: tra misurazione e consapevolezza sensoriale

Room for one colour by  Ólafur Elíasson

La luce è contemporaneamente oggetto di misura e occasione di esperienza.
Nel progetto architettonico, come nell’arte e nella scienza, essa definisce la soglia tra realtà fisica e percezione, tra l’oggettivo e il vissuto.
Ogni luogo e ogni superficie esistono solo nella relazione che la luce instaura con essi e con chi li osserva.


QuantitĂ  e qualitĂ : due facce della stessa materia

I simulatori di sole e di cielo Betanit — Lobelia, Lobelia 8 Canali e Orchard — trasformano questa relazione complessa in un campo di ricerca controllato.
Ad esempio, con Lobelia 8 Canali, regolando lo spettro all’interno del mirror box è possibile studiare parametri quantitativi (illuminamento “lux”, fattore di luce diurna “Daylight Factor”, spettro) e al tempo stesso esplorare le variazioni percettive generate da tali parametri.
La precisione meccanica e fotometrica si unisce cosĂŹ alla sensibilitĂ  percettiva, formando un laboratorio dove la misura diventa esperimento cognitivo.


La tecnica dietro la bellezza

Dalla ricerca di Leonardo da Vinci fino alle sperimentazioni contemporanee, la meraviglia della luce nasce sempre da una ricerca tecnica.
Leonardo indagava il comportamento dei riflessi e il mescolarsi dei colori proiettati: intuizioni ottiche che anticipavano i futuri modelli scientifici dello spettro.

Oggi, artisti come Olafur Eliasson utilizzano la precisione della fisica della luce per generare esperienze percettive nuove, studiando gli effetti della luce sull’uomo con l’intento di stimolare emozioni e riflessioni sulla relazione con l’ambiente, con l’arte e con l’architettura — salvaguardando la soggettività contro ogni rischio di omologazione, secondo l’idea del seeing yourself sensing.

I suoi lavori sullo spettro visibile o sulla monocromia mettono in scena la consapevolezza che la percezione stessa è una costruzione relativa: Chi decide cos’è reale?
In opere come Room for one colour (1997), l’artista utilizza lampade con luce mono-frequenza gialla che annullano la percezione del colore, trasformando il mondo in monocromo.

“L’esperienza di trovarsi in uno spazio monocromo varia da persona a persona, ma porta sempre con sé la consapevolezza che la visione umana non è oggettiva: percepire la luce gialla come unico riferimento visivo ci costringe a riconoscere l’esistenza di un filtro e, con essa, la relatività del nostro modo di vedere.”
— Olafur Eliasson

Si tende a dare la luce per scontata, quasi fosse un’entità immutabile.
Eliasson, manipolandola, ci ricorda che è lei a costruire la realtà che l’uomo abita e che tale realtà è molto più fragile e illusoria di quanto non si pensi.


Percezione come costruzione del mondo

Le neuroscienze confermano questa relatività percettiva: il cervello non registra la luce in modo neutro, ma rielabora continuamente i segnali per mantenere un’interpretazione coerente della realtà.
È ciò che spiega, ad esempio, perché riconosciamo una banana “gialla” anche sotto una luce bluastra.

Cambiare le condizioni luminose — come accade in un ambiente monocromatico — equivale a ricalibrare la nostra percezione, a sperimentare un diverso modo di costruire il mondo.
I simulatori Betanit offrono la possibilitĂ  di osservare in modo controllato tali fenomeni: come le variazioni spettrali influiscano sulla percezione dei materiali, come la morfologia dello spazio modifichi il comportamento della luce, come il cervello tenda a ristabilire equilibrio cromatico e spaziale.

In questo senso, i nostri dispositivi diventano strumenti di conoscenza percettiva, capaci di far dialogare la scienza della misura con la scienza dell’esperienza.


Verso una nuova cultura della luce

Coniugando rigore ingegneristico e sensibilità fenomenologica, Betanit propone un approccio alla luce che è allo stesso tempo tecnico, estetico e cognitivo.
Progettare con la luce non significa soltanto ottimizzare un parametro fotometrico, ma comprendere come l’essere umano percepisce e interpreta ciò che vede.

Ogni simulatore è un invito a osservare, verificare, sentire: a passare dalla luce misurata alla luce percepita, fino a quella pensata — la luce che costruisce il nostro modo di abitare il mondo.

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